Tutto145.mo anniversario delle sport universitario a Napoli e nel Mezzogiorno d’Italia

Dicembre 22, 2016

PER IL 145.MO ANNIVERSARIO DELLO SPORT UNIVERSITARIO A NAPOLI E NEL MAZZOGIORNO D’ITALIA
BREVI CENNI SULLE “ORIGINI” DEL MOVIMENTO ORGANIZZATO DELLO SPORT UNIVERSITARIO A NAPOLI
LA LEGGE CASATI , 13 NOVEMBRE 1859, REGNO DI SARDEGNA

260px-Il_mer1Entrata in vigore nel 1860 n. 3725 è estesa nel 1861 a Regno delle Due Sicilie, la legge Casati entrò in vigore effettivamente nel nuovo Regno d’Italia dopo l’annessione al Regno di Sardegna anche dello Stato Pontificio (20 settembre 1870, capitale Firenze) e quindi estesa a tutto il sistema scolastico del nuovo Regno nel 1871 (capitale Roma).
Napoli, Palermo, Messina e Catania erano la sede delle Quattro Università statali del Regno delle Due Sicilie prima dell’annessione dei Savoia; a predette Università furono estese le norme previste dalla legge Casati per l’insegnamento e lo sviluppo delle attività ginniche che fu facoltativo nelle strutture universitarie mentre fu resa obbligatoria per le scuole pubbliche e riguardavano la gioventù dai 6 ai 18 anni. Attività ginnica voluta soprattutto al fine di preparare i giovani all’attività paramilitare in previsione delle già programmate guerre imperialistiche di annessione in Africa e nel bacino orientale del mediterraneo, arcipelago del Dodecaneso, Istria e Dalmazia e poi più tardi Albania.
Le prime attività autogestite dagli studenti universitari, di cui si ha notizia dalle cronache dell’epoca, furono le discipline della scherma, della lotta, dell’equitazione, dell’uso delle armi da fuoco.
Infatti a Napoli era già in funzione dal 1861 la “Grande Accademia Nazionale di Scherma”, che diplomava i maestri di scherma della famosa Scuola Napoletana in contrapposizione a quella Francese e Milanese. Presidente onorario della Grande Accademia di Scherma fu il famigerato generale Enrico Cialdini, luogotenente del re Vittorio Emanuele II, per i territori annessi dell’ex Regno delle Due Sicilie. Alle ferree disposizioni, del Cialdini, avallate dal re e dalle più alte cariche del regno, è dovuto il grande massacro che durò ben dieci anni (1860 – 1871) del 10% delle popolazioni dell’ex regno Borbonico, circa un milione di morti su 9.500.000 abitanti, che furono definiti briganti (qualcuno c’era degno di questo nome), uomini, donne, vecchi e bambini, villaggi interi da Gaeta a Pescara a Reggio Calabria a Trapani, furono letteralmente bruciati e rasi al suolo e gli abitanti, senza distinzione di ceto e di religione, fucilati in massa e gettati in fosse comuni e ricoperti da calce.
Gli Sport che si iniziarono a praticare nelle sedi universitarie pubbliche e private di tutto il regno furono: la lotta libera e greco romana, il sollevamento pesi, la ginnastica a corpo libero, l’equitazione, il tiro con l’arco e le armi da fuoco (carabina e pistola).
L’italianista e meridionalista, Francesco De Sanctis, all’epoca direttore generale della pubblica istruzione del Regno d’Italia e poi Ministro della Pubblica Istruzione, pose estrema attenzione alla riorganizzazione degli studi delle Quattro Università dell’ex Regno delle Due Sicilie. A Napoli la palestra di scherma fu collocata nell’edificio di via Mezzocannone 16 ingresso dell’ex Monastero dei Gesuiti da cui si accedeva al famoso “Cortile del Salvatore”, al primo piano nobile e così anche la palestra di lotta, ginnastica e pesi fu collocata al primo piano interrato.
Carlo-di-BorboneIl Ministro Francesco De Sanctis, già ai tempi dei Borbone, non ancora ministro ma intellettuale di prestigio del Regno delle Due Sicilie, in poco tempo portò l’Università di Napoli a divenire la Terza Università in Europa dopo Berlino e Vienna, dichiarando apertamente il Suo impegno per farla diventare La Prima Università in Europa per numero di studenti, professori, laboratori e discipline insegnate, dalla medicina, alle lettere moderne ed antiche, alle lingue straniere, dalla fisica, alla matematica all’economia, alla chimica, all’ingegneria, ed architettura, e non ultime le scienze agrarie, all’astronomia, alla geografia, alla vulcanologia ed alla meteorologia. Purtroppo nel corso degli anni le cose andarono diversamente ed il nuovo Regno d’Italia non solo lesinò i finanziamenti ma depredò di dirigenti, studenti e strutture, la stessa Università a favore di quelle nascenti in Piemonte e Lombardia come d’altronde aveva già fatto rapinando le ricchezze economiche, culturali e tecnologiche presenti nel Meridione e istituendo, anzi, i famigerati dazi sulle merci e sulle produzioni agricole provenienti dal Sud. Ma le attività sportive degli studenti si incrementarono autonomamente per effetto anche della preesistenza della Scuola Militare della Nunziatella di Pizzofalcone e della Scuola Napoletana di Cavalleria che risale al XII secolo.
I giochi equestri, civili e militari, si svilupparono nella attuale area di Cavalleggeri d’Aosta e le esercitazioni di precisione con armi da fuoco e non presso il Poligono di Tiro di via Campegna. Ora in questi luoghi, oltre a permanere il Poligono di Tiro, sono sorti alla fine degli anni ‘70 i moderni, efficienti e completi impianti sportivi universitari delle Quattro Università Napoletane, del conservatorio di musica di San Pietro a Majella e dell’accademia di Belle Arti di via S. Maria di Costantinopoli, nonché per i seminaristi della Pontificia Facoltà di Teologia Vaticana, San Tommaso d’Aquino, che sorge alle pendici di Capodimonte e le attività nautiche di vela e canottaggio e nuoto nell’area che va da Molosiglio a Posillipo a Bagnoli.
Oggi tutti questi sport sono organizzati sotto la guida del CUS Napoli e del Club Sportivo Universitario.
Infatti alla fine del secolo XIX le discipline sportive praticate si arricchirono del gioco calcio, del rugby, del tennis, per effetto anche della presenza di numerose comunità inglesi e tedesche a Napoli, ed all’atletica leggera nelle sue varie specialità come effetto indotto dalle prime olimpiadi moderne di Atene nel 1896. Nello stesso periodo di fine secolo oltre alle società universitarie nacquero e si svilupparono a Napoli le società operaie di mutuo soccorso socialiste, anarchiche e cattoliche che diedero vita a proprie sezioni sportive, e così anche i circoli della vela realizzati dalle élite nobiliari, e borghesi, delle professioni e del commercio, e tale attività si sviluppò in maniera ampia e prestigiosa, insieme al canottaggio, fino all’inizio prima guerra mondiale. L’immane ed inutile guerra fratricida, per i popoli europei, paralizzo l’intera nazione dal 1915 al 1918. Furono allora annientate in primis le risorse umane e quindi quelle economiche e dell’organizzazione sociale che nonostante le grandi difficoltà il paese si era dato dagli anni ’60 del secolo XIX al primo quindicennio del secolo XX. Due intere generazioni di giovani e giovanissimi furono annientate, in specie dall’Italia meridionale, travolti dalla guerra dell’irredentismo borghese e capitalista.
Alla fine dell’evento bellico con il rientro a casa di giovani e non più giovani uomini reduci, quelli appartenenti alla classe del ’99 fatti in gran parte di contadini, operai e studenti diciottenni ebbe nuova vita il movimento sportivo nelle università napoletane e meridionali. E’ già stato pubblicato da tempo sul sito del CUS Napoli (https://www.cusnapoli.it/chi-siamo/) il suo sviluppo fino all’inizio del XXI secolo.
Per concludere, dirigenza del CUS Napoli, dall’anno 2000 in poi, ha elaborato e sta realizzando un piano di intervento metodico e puntuale nel settore dello sport, del tempo libero e della cultura. Ha previsto tre linee di marcia: la prima, l’ampliamento delle strutture e spazi destinati alla promozione dello sport per tutti aperti quindi alle esigenze della cittadinanza intera; la seconda, l’individuazione e lo sviluppo di quelle pratiche sportive agonistiche più rispondenti, non solo alla domanda degli atleti, ma maggiormente formative per lo sviluppo equilibrato delle nuove generazioni futura classe dirigente del paese; la terza, la creazione e lo sviluppo attento di attività culturali come il teatro, il cinema, la televisione, le arti figurative ed astratte, lo sviluppo delle strumentazioni e dei linguaggi informatici per la diffusione non solo dei Saperi ma anche come strumento ulteriore e non secondario per stabilire relazioni più frequenti e sane fra i cittadini utenti organizzati e non dal Centro Universitario Sportivo di Napoli.
Nel prossimo anno, sarà avviata una attività teatrale riprendendo lo spirito e l’esperienza del CUT Napoli (Centro Universitario Teatrale), che si esaurì inopinatamente con gli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, ma che oggi, avendo acquisito una struttura teatrale in proprio, adiacente agli attuali impianti sportivi di via Campegna (via Cincinnato) e con una capienza di 1.200 posti a sedere, diventerà sicuramente un’attività principe che si integrerà con le altre tante iniziative culturali del Centro Universitario Sportivo Osservatorio-Astronomico-di-CapodimonteNapoletano recuperando l’esperienza magistrale dei Carpentieri, dei Santella, di Carmelo Bene e di Dario Fò e Franca Rame.
Nei prossimi mesi il CUS Napoli, sollecitato dalle autorità di governo, dovrà addossarsi l’onere della gestione di circa 40 ettari destinati ad impianti sportivi dal piano regolatore della città di Napoli, ed entro il 2020 estenderà il Suo intervento nell’ambito dell’impiantistica sportiva ad una ulteriore area di 50 ettari, in cui sono già presenti impianti sportivi realizzati da privati con annesse strutture ricettive e nuovi spazi a mare nell’area di Posillipo, di Coroglio e del litorale puteolano per le attività nautiche.
Sicuro dell’impegno personale dei dirigenti presenti e di quelli che andremo a formare per il futuro per il Centro Universitario Sportivo e per il Club Sportivo Universitario, società madre, per la affidabilità e concretezza del piano di sostenibilità economica e dell’impatto ambientale, della programmazione recuperando funzioni e saperi anche di tipo agricolo per la gioia e l’impegno dei Soci di tutte le età. Rimane il nostro forte impegno a far partecipe, di tale programma, il sistema scolastico dell’area flegrea e del quartiere Chiaia-Posillipo in cui insistono e insisteranno, sempre di più, la quasi totalità delle iniziative promosse, sviluppate ed attuate dalle società sportive universitarie di Napoli alle quali siamo fiduciosi non mancherà il sostegno delle Università, della Scuola, degli Enti pubblici e privati del territorio napoletano e della sua provincia occidentale, infatti il sistema sportivo universitario napoletano è e sarà il più importante d’Italia
Un augurio, a tutti Voi che avete avuto la pazienza e l’attenzione di leggere queste brevi note per un felice, speriamo tutti, anno nuovo e un ringraziamento a tutti coloro che collaborano alle nostre iniziative in primis i Soci del CUS Napoli, poi gli Sponsor pubblici e privati e le Autorità preposte al Governo del territorio.
Elio Cosentino a nome del Consiglio Direttivo del Centro Universitario Sportivo e del Club Sportivo Universitario di Napoli.

Prof. Elio Cosentino
a nome del Consiglio Direttivo

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